Sono sempre molto contenta quando i miei allievi mi chiedono consigli sui libri di yoga: mi fa piacere che non siano sazi della pratica sul tappetino e cerchino qualcosa di più, da esplorare insieme.
Eppure, regalargli una bella bibliografia mi risulta sempre difficile perchè trovare i libri “giusti” non è semplice. In libreria ci sono certamente file di volumi dedicati allo yoga, ma quanti di essi sono davvero validi o interessanti per un allievo? Sì, la Baghavad Gita può essere un testo affascinante, ma è difficile leggerla con gustoso interesse in metro… Un freddo manuale di posizioni illustrate magari può essere utile ad un insegnante, ma dubito possa catturare un fresco appassionato desideroso di approfondire le sue conoscenze.
Ci sono tantissime liste di libri yoga, ma trovarne uno divulgativo, autorevole e coinvolgente non ti sarà facile. Il perchè di questa difficoltà te lo racconto qui, ma, al di là delle spiegazioni “filosofiche”, tutti i vari consigli di libri yoga vertono -per lo più- su due tipi di testi:
Il primo riguarda i libri dei “maestri” più o meno moderni (Van Lisebeth, Iyengar, Gabriella Cella etc…) e dei “guru” vari che propongono pratiche e riflessioni bene o male riconducibili all’orizzonte dello yoga. Possono aggiungersi a questa categoria tutte le varie “guide per principianti”, gli atlanti di posizioni, i testi che si mescolano alla cosiddetta “crescita personale” o alla filosofia new age.
Il secondo riguarda i testi accademici o filosofici: Mircea Eliade, Gavin Flood, Aurobindo etc
In merito al primo punto, quello un po’ più “pop”, esso – almeno per quello che ho letto io – presenta non pochi problemi. Un po’ sommariamente, questi testi espongono le loro argomentazioni in modo molto autoreferenziale: espongono assunti e opinioni che il lettore è chiamato ad accogliere ciecamente, cioè senza il sostegno di studi ricerche che assicurino che quel che è scritto abbia un senso.
In questo modo, lo scrittore di yoga può diventare tranquillamente indologo, trainer, nutrizionista, psicologo, neurologo tanto non si sente tenuto a verificare ciò che dice o a motivare le sue affermazioni con serietà (e infatti non lo fa). E’ davvero semplice imbattersi in testi che trattano argomenti complessissimi con disarmante banalità: ora va molto di moda la fisica quantistica che, in queste sedi, viene maneggiata come la ricetta del ciambellone.
Ti faccio qualche esempio più dettagliato: nel libro di Gabriella Cella “Il grande libro dello yoga” troviamo candidamente proposte di diete in base alle stagioni (sono diete controllate da un nutrizionista?) e sequenze di “terapia” per enfisemi, asma, ulcere gastriche, amenorrea, etc (quali studi confermano che queste sequenze sono terapeutiche? Che rassicurazioni abbiamo che non siano addirittura dannose?). Nel libro di BS Iyenger “Teoria e pratica dello yoga” leggiamo, ad esempio, che la posizione della pinza cura “i dolori di stomaco”: in base a quali studi? Quali analisi lo confermano?
Sinceramente, a me questo tipo di divulgazione non piace e non la consiglio mai.
“La superficialità si manifesta attraverso la condivsione e l’adesione senza controllo delle fonti, la comparazione forzosa di filosofie, religioni e autori (…), in un’escalation di banalizzazione del reale che ha l’arroganza di prendere in esame qualunque cosa (…), mette qualsiasi ingrediente nel calderone della divulgazione e in questo modo confonde l’interlocutore che utilizza il linguaggio senza attenzione e consapevolezza, mescolando ingredienti culturali nella convinzione che, in fondo, ogni tradizione intenda pressocchè la stessa cosa. (…) Teorie in cui la fantasia, l’opinione, l’arbitrarietà del singolo e il sentire sono veri e propri tronisti e dove la riflessione filosofica rappresenta quasi un ostacolo“
Maura Gancitano e Andrea Colamedici
In merito invece al secondo filone di testi, quelli accademici e filosofici, questi libri sono sicuramente interessanti, però sono letture che richiedono un certo “impegno”. Come ti dicevo prima, possiamo anche dire che i Veda rappresentano un inestimabile patrimonio culturale, ma leggerli così, come fossero un romanzo, è complicatissimo. Anche molti scritti filosofici, “esoterici” e accademici possono risultare un po’ respingenti e, paradossalmente, fare sbuffare un allievo anche entusiasta perchè “Non si capisce nulla/è noioso” (e talvolta sono vere entrambe le cose…). Qui si apre il discorso sulla divulgazione che è vasto e abbraccia moltissimi campi: sapere restituire un tema complesso, in modo semplice, senza banalizzarlo; così anche ciò che è difficile può risultare leggibile, spinge alla ricerca di ulteriore conoscenza e, in ultima analisi, arricchisce il discorso su quell’argomento.
Come vedi, non è così semplice come potrebbe sembrare sfogliando qualche pagina online. Io sono sempre alla ricerca di testi autorevoli e ti prometto che tutti quelli di cui scriverò qui saranno davvero di valore (per me)!
Se hai trovato qualche testo interessante, sarei molto curiosa di saperne di più: puoi darmi qualche consiglio scrivendomelo nei commenti 😉
0 commenti